TRE SOGNI DI SANCIU


Immaginate un cantastorie settecentesco traslato in un tempo non lineare, un cantastorie che vive in una dimensione strana, magari una taverna, fuori dal tempo e dallo spazio così come li conosciamo, e che quindi possa cantare e suonare in un modo dove tutti i linguaggi e le forme sono possibili e praticabili. Ecco, questo è ciò che Willy Merz ha realizzato, scrivendo per me un omaggio Strepitoso alla Sicilia, alla musica popolare, al cunto, al canto, proiettandoli in una quarta dimensione, facendo passare la luce della tradizione popolare in un prisma che ne rifrangesse colori e armonie, intervalli melodici e ritmi e momenti strumentali. Un disco cubista, o se preferite un disco multidimensionale, con echi e rimandi interni infiniti, dal Barocco al Contemporaneo. Se volete ascoltare tutto questo ascoltate i Tre sogni di Sanciu, un viaggio non semplice, ma davvero libero e leggero sopra le cose e la storia, un viaggio che utilizza i due più potenti strumenti umani: il ricordo (poetico) e l’immaginazione (musicale). Io chitarra e voce, Gianluca Cangemi Cngmi Gnlca alla preparazione atletica e sapienziale, Luca Satomi Rinaudo il miglior fabbro per l’officina dei suoni. BUON ASCOLTO, compagni di ventura.
Sintiti sintiti sintiti “C’ERA…”