Un disco molto ambizioso il cui motivo di ispirazione è di natura letteraria. Attorno ad una corte animata da intellettuali e dotti sapienti, nacque nel Duecento la “Scuola poetica siciliana”. Lo stupor mundi, dall’incontro tra culture diverse, diede luce ad una lirica in volgare il cui tema era la donna e la sua immacolata bellezza. Oggi una chitarra da accompagnamento incornicia questo dipinto medioevale di affascinante memoria artistica, dove trovatori postmoderni cantano versi altisonanti in metrica sublimando, attraverso la musica, quegli antichi testi dal profumo di rosa e d’amore. Un richiamo a “L’infinitamente piccolo” di Branduardi come rivisitazione del Cantico delle Creature francescano, in questo progetto colto dove “Il tempo e la voce” parlano di gloriosa poesia medioevale.
In Dolce stil novo è “Meravigliusa-menti”, il pezzo che introduce l’album: l’amore angelicato, concepito come nobile purezza di intenti, è il ritratto di una donna irraggiungibile, evanescente, che il poeta-canzoniere tenta di descrivere in tutta la sua bellezza e a cui dichiara amore; lo stesso che, in “Amuri ‘un voli ch’eu clami”, si rivolge ad una donna altrettanto straordinaria; “D’amurusu paisi” è un sospiro nel petto, una folle natura che avvampa al pensiero di un amore insistente, crudele e forte; “Eu m’aiu postu in cori a Deu serviri” rimane un languido desio di chi si tormenta senza amore. La pupilla dilatata dell’innamorato è al centro di “Unu placenti sguardu” che irradia sentimento e contemplazione verso una bellezza indicibile; “Giuiusamenti cantu”, tra rose e fiori, come una fontana in piena, appare un felice e armonico motivo d’amore che si imprime nel petto e ne fa vibrare l’anima. Continuando così fino all’epilogo, le dodici tracce in dialetto siciliano ci trasportano in uno spazio indietro nel tempo dove la poesia antica continua ad avere un potere di suggestione fortissimo.
Se il rischio può essere quello di annoiare l’ascoltatore più rapido e commerciale, tuttavia meglio correrlo per catturare l’attenzione di chi pensa che la musica debba avere un legame profondo anche con la letteratura e la poesia di una volta. Ambizioso e coraggioso, questo disco vola tra le pagine di opere importanti fino a noi, con una voce che il tempo non è riuscito a scalfire. (Libera Capozucca)
da Rock.it 26/04/2016