Ieri sera presso il Garage arts platform a Enna, si è esibito il cantautore ennese Giuseppe Di Bella, in un concerto chitarra e voce, in cui è stata riproposta “Fuddìa” in modo inconsueto e proposti altri brani inediti. Atmosfera direi magica, preziosa, in cui sembrava essere rapiti in un universo altro, trascinati da parole e musiche che attingono la loro forza dal lontano passato della sapienza di Talete per giungere al nostro drammatico presente dei migranti, in un caleidoscopio culturale complesso e magnetico, che via via si trasfondeva in melodie diverse nella loro radice, nella loro lingua: dialetto siciliano, italiano, portoghese, spagnolo, dialetto napoletano. Ogni canzone con il suo carico culturale e musicale, interpretata con forza e sentimento, distesa in un’armonica consonanza di voce e chitarra. E come se non bastasse, evocazioni sonore e testuali di poeti come Pessoa, resi ancor più vibranti da una musica profonda composta apposta per assecondarne l’intrinseco pensiero poetico ed estetico a confine tra struggente malinconia e voli angelici. E quella “Fenesta vascia”! Rapita dal firmamento dell’eterna canzone napoletana per essere restituita agli animi dei presenti a partire dai versi della prima strofa che riecheggia calda e malinconica come la voce che interpreta: “Fenesta vascia ‘e padrona crudele/Quanta suspire mm’haje fatto jettare/Mm’arde stu core,/comm’a na cannela/Bella, quanno te sento annommenare” .E come se non bastasse, ancora un altro dono inatteso “Che cosa sono le nuvole”, di Domenico Modugno, testo di Pier Paolo Pasolini. E poi il ritorno a brani propri come la “Pirdunanza”, e si sente nell’aria, nell’interpretazione l’autenticità di quei versi musicati da cui tracima una profonda sensibilità. E così giunti alla conclusione, senza nemmeno esserci accorti che il tempo era trascorso, due brani tratti dall’ultimo lavoro discografico “I sette arcangeli”: Jophiel e Uriel. E tra un brano e l’altro anche qualche parola di chiarimento, per orientare noi presenti nel ricco intreccio culturale a cui si richiama tutta l’attività di ricerca raffinata che rappresenta la stella polare di Giuseppe Di Bella. Insomma, un’esperienza rifrangente umanità, poesia, belleza. La ri-creazione di un “paesaggio” estetico sospeso tra Terra e Etere il cui confine è l’anima. Pensate che io abbia esagerato? Allora un consiglio e una raccomandazione: alla prossima occasione andate ad ascoltare Giuseppe Di Bella e fatemi sapere. (Pippo Lombardo
Libri & Altrove 12/12/2021